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Visto che manco da molto nel raccontare gli scorci americani, torno con un pezzo di un temino scritto in inglese in un corso di scrittura creativa di tanto tempo fa. Nelle foto qui sotto ci sono gli errori e le correzioni dell’insegnante dell’epoca. Ma la cosa curiosa risulta il fatto che la pensavo esattamente in tema con il mainstream. Mi spiego meglio, ora che sono diventato anche cittadino americano, sono autocritico anche con certi atteggiamenti della cultura in cui vivo, per esempio gli americani chiedono scusa sempre; come ha detto una volta il mio amico che si fa chiamare Howard Travis Fante del blog La mia vita a stelle e strisce: “Ma che siamo in un film di Mary Poppins qui?”. Qui viviamo infatti in un eterno miele per la troppa educazione. Forse la gentilezza a tutti costi nasconde l’ipocrisia del New England americano? Ma questa può essere un’altra storia. Come già scrivevo infatti nell’elaborato della scuola di scrittura qui sotto postato, ce l’avevo con la contraddizione tra la forte coscienza femminista e il chiedere scusa ogni due per tre.

Ora, bisogna sapere che la mia ragazza l’altro giorno mi ha detto che sono un falso femminista. Qui mi è caduto l’intero pilastro in cui credevo (anche se si nota il contrario in questa mia prova di componimento in una lingua non mia), e il suo impianto accusatorio è che faccio comunella quando sono in modalità  BROMANCE con altri amici maschi. Il mio avvocato della difesa d’altra parte, nel cambiare discorso, mi consiglia che della questione se ne è parlato qui, del perché le → donne dicono sempre “sorry” e cosa dovrebbero dire. Soprattutto quando si tratta di → chiedere continuamente scusa nel mondo del lavoro.

C’È UN VIDEO DI 1 MINUTO DA VEDERE SU TIME A QUESTO LINK https://time.com/2895799/im-sorry-pantene-shinestrong/ CHE PARLA PROPRIO DI COME LE DONNE DOVREBBERO SMETTERE DI CHIEDERE SCUSA OGNI VOLTA AD UN CAMERIERE PER CHIEDERE DELL’ACQUA SE SE LA DIMENTICA OGNI VOLTA DI PORTARLA, O AD UN PASSANTE CHE SPILLA LA SUA BIBITA SUL LORO VESTITO, O AD UN AMICO CHE… ↓

Insomma, ero già avanti nei tempi, prima di diventare americano! E l’insegnante, donna, mi aveva pure messo un “Good”. Tié!

Gli americani a volte fanno autocritica e cercano di spiegare a loro stessi che non sono il mondo, ma non sempre. Tutti si ricorderanno di Trump come quel Presidente che facilitò l’assalto al Congresso da parte di uomini vestiti da barbari con le corna, o come colui che risponde ai politici tramite i suoi Tweet sgrammaticati, o che addirittura venga giudicato con un processo di impeachment postumo, roba mai successa! Ma di Trump e della sua amministrazione si sa che ha varato dei cambiamenti di cui molti noteranno solo nel tempo. ← Dall’Obamacare alla pessima gestione del Coronavirus, dall’influenza delle scuole e delle università religiose alle nuove regole sui finanziamenti (poi si dice della nostra influenza vaticana), dai droni agli aumenti salariali alle restrizioni dei visti anche per lavoratori qualificati, dal riciclaggio delle grandi multinazionali alle regole per i dipendenti di aziende accusati di molestie sul lavoro… (leggete insomma il link all’articolo in cui si parla di tutto questo, apparso su Politico). Roba da riempirci pagine per un film d’inchiesta.

Ma una volta che Trump ha lasciato la sua scrivania di potere ← fatta di adulazioni, dovrà inventarsi il seguito, il sequel della sua saga televisiva, e lui è abbastanza abile a scriversi la propria sceneggiatura e a reinventarsene il mezzo (leggete infatti quest’altro articolo dove spiega in inglese tutto questo, è linkato qui sopra ed anche questo è apparso su Politico).

Il conflitto cercato e fatto ad arte, la ricerca di un vincitore e uno sconfitto nel dibattito inserito nell’agenda della comunicazione, l’antieroe o il villain, l’agente del caos, emozionalmente inaccessibile, sorprendemente carismatico… tutti questi fattori fanno parte infatti della strategia di quell’attore di terza fila che è Trump. Per questo motivo ha sempre cercato l’uscita di scena per un migliore impatto televisivo.

Pensiamo infatti a Walter White di Breaking Bad, o a Don Draper di Mad Men. Ma la lista sale con Kendall Roy in Succession, con Marty Byrde in Ozark, con Tony Soprano o con Frank Underwood di House of Cards. L’antieroe si imbarca delle verità, crea il suo codice di convenienza morale, supporta i personaggi che gravitano nel suo vortice, ci fa vedere le fragilità di tutti noi spettatori facendoci sentire meno venali e corrotti. Se provassimo a scriverne un dramma o una serie televisiva, uno sceneggiatore prenderebbe spunto per piazzare un tizio che ha perso un po’ della sua energia giovanile, un avatar per boomers che fa loro ricordare la propria età d’oro e che faticano a riprendersene i fasti.

Tutta roba di cui Trump conosce bene e che piazza allo spettatore tramite la sua storia di venditore in un trucco dove la memoria traumatica o un segreto di cui cova (o il furto di identità nel caso di Mad Men) o un problema di salute (nel caso di Breaking Bad) o le difficoltà iniziali di povertà siano un terreno dove ognuno si possa riconoscere.

Gli spettatori non hanno bisogno di provare simpatie per l’antieroe, ma devono essere impressionati da 1-quello che fa (la pubblicità per Don Draper, la chimica della droga per Walter White); 2– sapere che il suo microcosmo di affari sia la crescita di un Sogno Americano voluto da ognuno e le difficoltà superate per arrivarci le riconoscano in tanti; 3– sentirsi in un’epoca ben definita come la Madison Avenue degli anni ’60 in Mad Men, l’Inghilterra di Downton Abbey, non l’anonima Springfield dei Simpson; 4– riconoscere i suoi protegé o la sua famiglia o un mentore come un ruolo di aiuto alla storia; 5– riconoscersi nel riscatto degli oppositori al protagonista, che facciano da nemesi o da vendetta o da duello; 6– Sesso, corpi nudi, cadaveri da nascondere, droghe nascoste verranno in un secondo momento (magari attribuite ad altri) addirittura se si inizia con un bel party iniziale, con un battesimo di un Padrino o com una festa finale che faccia da anteprima a quello che poi possa succedere in futuro; 7– un’esplosione dove tutti siano salvi (e lo abbiamo visto il 6 gennaio con Trump che incitava i suoi accoliti ad invadere Capitol Hill) e che tenga la suspense attiva, con qualche inserimento simbolico a certo tipo di letteratura colta, che sia l’Inferno di Dante o le teorie di Quanon che impressionano gli amanti del complotto.

Il nuovo capitolo intanto viene riscritto. E mentre gli Stati Uniti stanno aprendo un altro scenario politico, come spiega il buon Davide Mamone su L’Espresso, la nuova Amministrazione Biden vara una raffica di decreti per cancellare intanto Trump dalla memoria “legislativa” o addirittura confermare alcune delle sue imposizioni sul commercio o sulla politica estera. Ma se la macchina industriale degli scrittori di Hollywood fatica a riprendersi per la mancanza di modelli negativi o di conflitto, l’ispirazione non tarda ad arrivare, soprattutto vivendo in questo clima di pandemia che ci ricorda la ricostruzione dopo ogni guerra.

E quando ci si immagina un’apocalisse, dovuta magari al paradosso del tempo creato da un marchingegno fantascientifico, la memoria va allo sceneggiatore di Ritorno al Futuro quando si era ispirato proprio a Donald Trump, e alla sua volgarità, per dipingere il colorato e grottesco personaggio di Biff.

Sipario!

A New York quando riceviamo un invito da una donna devo ammettere che noi uomini ce ne inventiamo di tutti i colori, specialmente se non abbiamo voglia di vederla, se abbiamo un’altra in mente o semplicemente abbiamo altri impegni, ma succede anche che lei inventi delle scuse poco plausibili se siamo noi a chiamarle. Giuro, ho visto gente rispondere «sabato mattina alle 10 devo stirare. Però avrei anche una conferenza sul codice Html e i Css informatici».

Drogati di ozio, couch-potato, pantofolai, netflixari. Ma poi, questo dating←che cos’è? Mi chiese tempo fa una ragazzina italiana di 18 anni appena sbarcata a New York. Beata ingenuità!  (←nel link il bellissimo articolo di Annalisa Merelli a New York sulla sua storia personale e le differenze con le abitudini del rimorchio nella Grande Mela).

A dir la verità mi sarebbe piaciuto essere un Robin Hood che ruba ai belli per dare ai brutti. Il matchmaker degli sfigati. Così, tanto per inflazionare il mercato ma dando la possibilità di tirarsela a chi non se lo potesse permettere.

Poi avrei fatto il Cirano, suggerendo le frasi ad effetto… non sapendo usarle per me perché è ovvio che in casa del calzolaio si cammina con le scarpe rotte.

Devo ammettere che non era tanto una cosa originale, infatti negli Stati Uniti tempo fa avevo sentito che erano già nate le pick-up lines, una linea telefonica che avrebbe sciorinato frasi per rimorchiare, le parole da usare per rompere il ghiaccio e attaccar discorso con una ragazza. Se ne trovano tante online. Un suggerimento che darei anche a quelli come me che arrivati ad una certa età (dopo un divorzio e i primi due anni felici da single a New York) e diciamo lontani da una spensieratezza e un menefreghismo tipico del 25-30 enne sprezzante del pericolo, è di fare selezione. Esattamente come la fanno le donne. E poi di riprendersi la sacra fregna, ← come ci suggerisce la brava scrittrice anonima de Linkiesta.

Sì perché il femminismo non ha comunque attecchito in quello che ancora spetta agli uomini: lanciare l’esca per primo spetta al maschio; si sa, frasi tipo alla Woody Allen funzionano meglio di quelle più trite: «Lei ha esattamente la faccia della mia terza moglie» – Lei: «E quante volte è stato sposato?» – «Due». O tipo «sono un pubblicitario, mi scusi, vorrei sapere quanto la paga (inserire marca dei jeans a piacere) per farle indossare questi jeans e farli sembrare così belli». Ma per il maschio americano medio che non sa come vestirsi e di moda ne capisce come io di elettronica o quantistica non mi sembra verosimile.

In un college americano, precisamente al Boston College 4 anni fa partì un assignment, un compito, all’interno di un corso di filosofia (in cui erano incluse discussioni sulle scelte morali),  l’esecuzione del quale avrebbe dato molti crediti allo studente se fosse andato ad un appuntamento con una ragazza. Una delle richieste necessarie e obbligatorie prevedevano almeno tra i 45 e i 90 minuti di interesse romantico, visto che molti studenti chiedevano di sapere da dove iniziare e cosa dire.

Nelle linee guida del compito era previsto: chiederglielo in persona di uscire, non tramite messaggio su facebook; deve essere una persona con cui non sei mai uscito; organizzare l’appuntamento entro tre giorni dopo averlo chiesto; non chiedere all’altra persona dove andare, decidilo tu; paga al primo appuntamento (su questa non sono d’accordo, e se non ce ne sarà un secondo?); non era concessa una uscita in compagnia, senza terza ruota del carro o amici che ti fanno da spalla; alla fine si doveva scrivere due pagine di tema per descrivere come fosse andato, sia nella conversazione che i propri pensieri a riguardo.

I no aiutano, si sa. Soprattutto se spingersi oltre le proprie capacità sembra un grande impegno nella scena odierna degli appuntamenti romantici.

La sceneggiatura di un incontro era un’altra quando i nostri padri o nonni si corteggiavano, e le aspettative si sapevano già dal momento in cui si lanciavano il primo sguardo.

Oggi invece non abbiamo tempo, in palestra non ci parliamo nemmen più… preferiamo andare alla conferenza dei codici informatici del sabato mattina.

Ma c’è ancora chi dice, ahime, se fossi italiano staremmo già a farlo in un cespuglio, come in questo video.

Mentre la faccia del coraggio la assume chi guarda da lontano, non nascondo che da vicino spesso non sappiamo guardare le cose per davvero come stanno. Sembra ch’io abbia scoperto il teorema della Presbiopia (la carenza visiva di chi è presbite).

Però succede quando gli americani parlano del nostro eroe italiano nazionale: ROBERTO SAVIANO e i tedesci del Der Spiegel parlano della Ndrangheta calabrese e gli affari in politica e in Italia governa il silenzio.

Anche qui saper vedere da lontano e non saper vedere da vicino è spesso un grande esercizio… come chi ha creduto in certi ideali per tanto tempo e una volta caduti ne chiede il risarcimento come in questo video

…per ora io mi rifugio in quello dell’esercizio della lingua e della pronuncia . A proposito, chi mi allega la fonetica inglese di NDRANGHETA?

Al prossimo siparietto.

Il 2012 è alle porte e bussa così forte che l’impiegato assassino delle cronache quasi non aveva fatto in tempo a sentire che l’anno era già iniziato ed entrato: quell’impiegato che ogni volta era stanco di sentirsi ringraziare da Windows per aver segnalato l’errore seppur ritrovandosi il computer sempre pieno di virus, stanco di quelli che negavano di essere competenti in materia ma ogni qual volta c’era da giudicar qualcosa da una cattedra eran subito pronti, stanco di dover dimostrare per forza di possedere la tessera di giornalista per scrivere su un giornale, stanco delle graduatorie, degli utenti in attesa al telefono per non perdere la priorità acquisita e dei precari che oramai si fregiavano il titolo di disoccupato come una cosa chic, stanco dei servizi clienti inesistenti e della competizione scambiata per ressa. Sto parlando dell’Italia, un paese dove rinvia anche il futuro: ASCOLTATE 5 min. di show radiofonico.

Da quest’anno vivo in un paese dove non c’è  bisogno della carta d’identità per dire che sai fare una cosa. Molti mi chiedono “ma com’è il cibo negli Stati Uniti”. L’HO SPIEGATO QUI E la sanità? Costa davvero tanto? Si, se lavori. Ma almeno funziona troppo: L’HO SPIEGATO QUI

L’America del Nord ha tanti difetti in compenso, come li ho raccontati IN QUESTO REPORTAGE Ma il gioco non vale la candela. Saranno puritani, freddi, maniacali, troppo ordinati… ma almeno ti valutano senza chiamarti Barone, Conte, Notaio, Dottore, Marchese, Eminenza, Vossia.

Cosa ci salverà?  L’HO RECITATO QUI Ma per ora non basta.

Al prossimo siparietto.

Faro su una costa. Non descrive niente, solo lo sguardo del farista che osserva da lontano e assicura ai naviganti un porto sicuro. Trovateci la metafora che volete.

In questo video, l’espressione simile che sento mia di una fuga in taxi dopo molti momenti difficili passati.

Cambio vita. C’è chi dice che dopo 4 anni il ciclo delle stagioni si rinnova, così come cambia il proprio corpo forse secondo alcune credenze esoteriche. Io invece già dopo due anni e mezzo e al 50esimo post mi sento in dovere di fare un bilancio di questo mio spazio, vissuto fra la letteratura e la cronaca.

Qui ho pubblicato raccontini, opinioni politiche, interviste a personaggi teatrali, condiviso contenuti affacciandomi alla finestra e da lì ascoltandone il vociare di come appaiono gli italiani (tra il sentire e l’apparire, mi si conceda la sinestesia). Cambio vita perché le mie spremute di idee semplicemente ora cambieranno casa: i siparietti da svelare ora li scriverò da un giardino, un orticello della subburbia di Boston, non più dunque da un Rinascimento fiorentino che mi ha dato tanto ma alla fine ricevuto niente (il chiasmo mi sembra azzeccato).

Differenzierò dunque la merce delle mie storie: qui pubblicherò sempre i miei raccontini-fatterelli, spesso teatrali, finché l’ispirazione accompagni il mio cuore; di raccontare cosa succede oggi nella cultura politica italiana ne continuero’ invece a scrivere -se mi sara’ dato la possibilita’- principalmente sul figlioccio politico futurista de Lo Spremiacume , dove su questo primo post avevo presentato il mio tema di partenza e i miei modi di raccontare il potere.

Squeeze your citrus – Crush your ideas, gli slogan che starebbero bene a un generatore di informazioni come il nuovo media Twitter, saranno sempre didascalia fedele di questa che io chiamo “salamoia”, “torchiatura” (come recita il claim sulla sinistra del template): il “succo secretato” avrà dunque uno specchio diverso.

Guarderò/ascolterò tabù/preconcetti italiani, non più dalla mia finestra fiorentina (durata ben 15 anni), ma da un’oceano… anche in senso figurato. E da un palco teatrale con spettatori di diverse radici.

Come vivrò l’altra Agorà? Da sotto il sole della Toscana a “under the Boston sun”.

Questa però è un’altra storia: intanto cambio vita anche perché così almeno uno campa più a lungo.

Si, vivere più a lungo. Ed ecco infatti una lista di motivi per cui, secondo alcune ricerche, si possono aggiungere anni alla propria vita.

SII OTTIMISTA – Ricercatori dell’Università di Yale hanno scoperto che le persone che affrontano in modo ottimistico l’esistenza, vivono in media 7,5 anni in più di quelle che si abbandonano al pessimismo.

CURA UN GIARDINO – Una ricerca giapponese su 3000 persone che abitano nei centri urbani ha evidenziato che coloro che vivono vicino parchi o aree verdi vivono di più di quelli che stanno in mezzo al cemento. Merito dell’effetto rilassante delle piante.

NON ESSERE ABITUDINARIO – Chi non ama le novità vive meno rispetto a chi accetta positivamente cambiamenti e imprevisti.

MANGIA MENO – Scienziati dell’Università dell’Arizona hanno scoperto che ridurre l’apporto calorico giornaliero può aumentare aspettative di vita anche di 15 anni. Si soffre di meno di artriti, i capelli ingrigiscono lentamente.

MANGIA CIOCCOLATO – Uno studio condotto dall’Università di Harvard su più di 8000 uomini ha dimostrato che coloro che mangiano modeste quantità di cioccolato vivono almeno un anno in più rispetto a chi non lo mangia.

LIQUIDA L’AMANTE – Uno studio condotto da un ospedale di Londra ha messo in evidenza che chi ha una vita coniugale stabile e non tradisce la partner corre meno rischi di subire un attacco cardiaco sotto le lenzuola rispetto a chi ha invece scappatelle e relazioni extraconiugali (infatti molti mafiosi muoiono d’infarto per lo stress accumulato).

FAI COPPIA FISSA – Uno studio della Rockefeller University di New York ha concluso che un’amorevole vita di coppia anche se routinaria ti allunga la vita di 7,5 anni. (Berlusconi quindi è a rischio)

W IL MEDITERRANEO – Bere vino rosso, condire con l’olio d’oliva. Ricercatori della Harvard Medical School hanno spiegato che l’olio d’oliva, ricco di acidi grassi polinsaturi che ripuliscono le arterie dal colesterolo cattivo, riduce il rischio di malattie cardiache. Il vino rosso con i suoi antiossidanti protegge il corpo dall’invecchiamento.

SUDOKU e CRUCIVERBA – Il Massachussetts General Hospital ha pubblicato un rapporto sui modi per rinforzare e proteggere le connessioni neurocerebrali: l’agilità mentale non bisogna perderla, solo allenarla come con i muscoli.

PREPARA LE VALIGIE E VAI ALL’ESTERO – Qui non conosco nessun dato, ma basta poco per capire che la vita aumenta se ti levi dallo stress e dalla noia, dalla confusione, se conduci una vita attiva e se le emozioni ti soddisfano, se la burocrazia non ti mangia il fegato e… se segui i consigli di Big Kahuna

1° questione. La bilancia tra morale e politica. […]Da un po’ di tempo abbiamo importato dagli Stati Uniti la consuetudine di mescolare il pubblico con il privato, la politica con quel che ciascuno fa a casa propria o in un motel. Una svolta puritana in una paese cattolico, il quale aveva sempre tenuto distinti i due piani: i vizi privati e le pubbliche virtù. Una sorta di “santa” ipocrisia aveva garantito una non belligeranza fra i politici: io non metto il naso fra le tue lenzuola, tu non lo metti fra le mie. E poi, mentre il puritanesimo protestante esige una continua lotta per non cadere in tentazione, il cattolicesimo è temperato dal sacramento della confessione. Da quando anche la politica italiana ha cominciato a violare il sacro recinto della privacy, e a non perdonare più scappatelle di questo tipo, pare di assistere a uno strano fenomeno. I politici di centro destra, che organizzano i Family Day e appoggiano la chiesa in tutte le questioni che riguardano l’etica matrimoniale e sessuale, rivendicano il diritto al silenzio sulle proprie questioni private. Quelli di centrosinistra –che dopo essersi battuti per il divorzio e l’aborto, si battono per i diritti dei gay e la fecondazione assistita- sembrano invece inflessibili sui comportamenti privati dei loro rappresentanti.[…] Fa effetto vedere che mentre la quasi totalità dei leader del centrodestra è divorziata e risposata, la quasi totalità dei leader del centrosinistra vive matrimoni tradizionali. Forse non è un film del tutto nuovo. Già nel vecchio Pci la love story fra Togliatti e la Jotti venne pudicamente nascosta e Pasolini fu espulso per omosessualità. Mentre Almirante conduceva, da divorziato, una battaglia contro il divorzio.[…] Stranezza appunto italiana. Chissà come la vivono gli elettori cattolici, che su questioni che il Papa ha definito “non negoziabili” si trovano costretti a scegliere tra chi predica bene e razzola male, e tra chi predica male e razzola, se non bene, un po’ meglio! (Michele Brambilla su LaStampa)

2° questione.  La meritocrazia. Questo è il paese in cui un ex Presidente del Consiglio si è vantato di aver indotto i suoi compagni di corso in un college americano a copiare; e in cui un ex Presidente della Confindustria si è vantato di essere stato il più abile a copiare di tutta la scuola. Di che stupirsi quindi che in vari test o esami per diventare avvocato o quant’altro, in Italia si manifesta un diffuso fenomeno di copiatura? Questa prassi, che è considerata negli Stati Uniti immorale e vergognosa al puri del furto con scasso, da noi è considerata per lo più normale. Chi non la mette in atto è un fesso e l’insegnante che la reprime è un fanatico repressivo.

3° questione. Stiamo diventando troppo protezionisti? Si sprecano le lamentele di giovani professori precari riguardo a genitori protettivi che non puniscono i figli: nelle scuole italiane stanno cambiando le generazioni. Già avevamo parlato degli schiaffi in questo link. Ma se un professore oggi minaccia all’alunno discolo di chiamare i genitori, l’allievo non si scompone, anzi fa una controminaccia di parolacce. Perché?

Firenze sta per accogliere l’arrivo del Tram. (IN QUESTO LINK, LE MISURE DEL TRAM) Dopo credo 50 anni che erano stati eliminati dal centro storico. Ma un’altra occasione sprecata è in arrivo. Firenze era la prima capitale d’Italia durante il processo di unificazione, 150 anni fa. Ma è per questo che rimase capitale per solo pochissimo tempo? Avevano capito che il carattere e la mentalità non era europea? La mia provocazione è questa. Come un’occasione mancata quella di non essere una vera capitale europea, così la possibilità di salire con le biciclette da un capolinea lontano e fuori città.
In Germania hanno il nostro stesso spazio nel tram. Eppure sanno come riscaldarsi e sanno come essere una città vivibile.

bici dentro il tram

PERCHE’ NOI NON POSSIAMO? O FORSE NON VOGLIAMO? EPPURE … SI PUO’. Qualcuno ha anche detto che … WE CAN!

Bah! A quanto pare … “un si pole”!

Amanda Knox e Raffaele Sollecito negli Stati Uniti sarebbero stati assolti. Ne sono stati commessi di errori, anche mandando a morte degli innocenti! E lì la pena di morte non è nemmeno sintomo di morbidezza. La Corte Suprema, oltretutto, ha ribadito che possono essere giustiziati anche assassini che non ci stanno del tutto con la testa, o persone che erano minorenni quando commisero l’omicidio. Da noi, invece, una Corte d’Assise giudica colpevoli d’assassinio due persone, ma concede le attenuanti generiche, in modo da non dovere condannare all’ergastolo. Gli italiani forse sono i troppo buoni? In realtà la logica statunitense non è spietata, bensì semplicemente logica, con forti radici morali e religiose: tu, individuo responsabile e padrone di te stesso, tu, uomo libero, potevi scegliere, ed hai scelto di fare del male, quindi tu, colpevole davanti alla collettività, devi pagare, in ragione del male compiuto. Se hai tolto la vita, perderai la vita. Il punto però non è la pena, ma come si arriva a comminarla.

E qui le cose si capovolgono, perché siamo noi ad essere i cattivi, per approssimazione. L’individuo responsabile deve pagare, ma lo Stato americano prima di condannare deve essere certo della colpevolezza. Al di là di ogni ragionevole dubbio. Tale certezza è data dal giudizio indipendente della giuria, e dal rispetto scrupoloso delle regole e delle garanzie, assicurato da un giudice professionale (il “vostro onore”).

Ricordate O.J.Simpson? Il ricco e nero giocatore di football americano era accusato di avere ammazzato la moglie, bella e bianca. Una prova, forse decisiva, consisteva in un guanto, che si suppone fosse stato utilizzato per l’omicidio. Si suppone soltanto, perché il poliziotto che lo raccolse lo fece in modo irregolare, facendo venire meno la genuinità della prova e spingendo il presidente a considerarla non utilizzabile, talché impose alla giuria di non tenerne conto. Simpson fu assolto. In Italia lo avrebbero condannato un centinaio di volte, e se qualcuno avesse avuto da ridire circa il modo in cui il guanto era stato trovato ed acquisito, lo avrebbero ricoverato al manicomio. Chi se ne frega, avrebbero detto tutti, è evidente che il damerino ha scannato la moglie, quindi non importa stare a cincischiare su come raccattarono il guanto. Ergastolo. Dal punto di vista sostanziale sarebbe stato anche giusto. Dal punto di vista formale hanno ragione gli statunitensi. E qui si incarnano due culture.

Da noi se avanzi dubbi su un sospettato, ti dicono: qualcuno deve pur averla ammazzata. Da noi conta che ci si convinca di una ragionevole colpevolezza. Vale, spesso, la sostanza. Nel processo accusatorio, invece, conta la forma, perché solo quella garantisce la genuinità del verdetto. Che può sempre essere sbagliato, naturalmente, ma non imposto dal pregiudizio o dalla piazza. La forma spesso è sostanza, nel diritto.

Gli americani impallidiscono al sapere che i giurati del processo ad una loro concittadina fossero costantemente esposti a televisioni, radio e giornali, potendo leggere e guardare in diretta il loro stesso lavoro. Negli Usa invece vengono isolati.

Stesso discorso per i pentiti di mafia. Ci sono killer di professione che arrivano in aula deponendo non su cose che lui non conosce, ma che gli hanno raccontato. “De relato”, si dice, cioè per sentito dire. Questo viene usato come sport per delegittimare politici importanti e scomodi.

Un’ultima cosa. In Italia i magistrati sono indipendenti, impiegati dello Stato: i giudici non hanno carriere separate dai professionisti dell’accusa. Per questo in un’aula statunitense, davanti a un collaboratore di giustizia più che pentito, il presidente avrebbe chiamato a sé l’avvocato della difesa e quello dell’accusa (l’idea che possa essere un suo collega neanche lo sfiora, supponendo sia un’ipotesi tribale) e avrebbe detto loro: quanto dura questa buffonata? Ritenete che il teste abbia qualche cosa da dire, su cose che conosce direttamente, o avete scambiato la mia aula per un teatro? Dopo di che, si sarebbe rivolto alla giuria ed avrebbe detto: di quel che avete sentito non dovete tenere alcun conto, è stato un errore dell’accusa presentare un simile teste, che non aveva nulla di pertinente da dire. Ammonisco tutti ad attenersi alla procedura.  (Tratto da un articolo di DAVIDE GIACALONE)

ECCO UN MINUTO DI PAROLE

Una sintesi di pensiero condivisibile con l’articolo: come a volte due fazioni non sanno di parlare la stessa lingua!


Carissimi,

vi scrivo con tutta la volontà che un precario come me ha nell’esprimere la rabbia e il sentire comune dei giovani italiani di oggi. Rabbia per come vengono date le notizie oggi in Italia. Rabbia per come arrivano allo spettatore o lettore medio. Rabbia per i professori dinosauri (citando il personaggio del film La meglio gioventù “…io sono uno dei dinosauri da distruggere”) che dal potere della poltrona minacciano di scappare dall’Italia tranne poi restare seduti e aggrappati. Abbiamo assistito al cambio (non dico switch off) al digitale terrestre, cambio epocale ma opportunità che rischia di far rimanere l’Italia, un paese appunto dove non succede niente, solo una Dolce Vita sognata dagli americani ma che non esiste. Pensavo, ed io come molti, che il decoder fosse anche un attrezzo per inviare segnali oltreché riceverli: se si possono fare acquisti perché non determinare anche il gradimento di un programma o almeno, con un semplice clic, segnalare il passaggio da un canale all’altro. Invece no. Rimane un ricevitore. Era troppo bello far abbassare lo share! Audience (che funziona così in questo link ) che non rappresenta più la realtà, almeno nelle percentuali, dello spettatore italiano oramai fruitore di internet. Ecco l’opportunità: alziamo il campione d’ascolto e rendiamolo numericamente più grande, ma determinarlo anche in base a criteri non solo statistici ma più veritieri. Determiniamolo allora con criteri stabiliti dal Parlamento, non ci fidiamo della mancanza di controllo sulle società pubblicitarie stesse che a loro volta determinano le famiglie scelte come campione dell’auditel ( Per maggiori dettagli leggiamo questo articolo su un sito open source, cioè di giornalismo collaborativo).

Già è inutile la lottizzazione politica nascosta dei telegiornali RAI: rendiamola palese con un telegiornale a testa per la maggioranza e l’opposizione; è inutile tenere 3 canali pubblici quando si potrebbe semiprivatizzare e rendere il terzo telegiornale pubblico e imparziale (utopia?), è inutile far pagare un canone ingiusto quando lo si potrebbe inserire in una tantum di 5 euro al mese in una bolletta, ma con la possibilità di noi spettatori di reagire a quello che non ci piace; è inutile far pagare un canone quando molti ormai pagano un abbonamento internet che prevede di guardare sui siti della RAI gran parte, se non proprio tutto, i programmi in onda.

E’ troppo per i vari professori e presidenti aver pensato questo? Quelli che protestano su un’Italia paese di raccomandati e di mancanza di senso civico (per la poca fiducia nella sicurezza e nello Stato) tranne che poi non decidere niente quando si ha il potere di farlo? E’ troppo chiedere di voler vivere in un’Italia che manca dal 1871? A 150 anni da questa data, forse è questo il vero giro di boa e la migliore celebrazione di tante che ci saranno in pompa magna.

Grazie.

Spremere v.t.=Premere con forza per estrarne sugo e umido – Acume=Dal lat.Acumen, Acùere, rendere aguzzo; in senso fig. la forza del cervello affilata che penetra il vero delle cose

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FILOTTETE MANFREDI. Blogger, Attore teatrale, Calabrese, come se la terza fosse una professione. Ho vissuto per 15 anni anche a Firenze proiettando al cinema come nel film di Tornatore, calcando teatri, lavorando nelle promozioni pubblicitarie e raccontando le news in radio: coltivando però la mia dote preferita, quella della curiosità. Poi a Boston, MA ho insegnato italiano alla Societa' Dante Alighieri, ho fatto il traduttore, la guida turistica e l'actor/performer della Commedia dell'Arte. Ho curato inoltre un podcast per l'Ufficio Scolastico del Consolato Generale d'Italia "Tutti in Classe". Nella stagione 2014 ho avviato l'esperimento comico nel programma radio L'ITALIA CHIAMO' su http://litaliachiamo.wordpress.com per poi da settembre a dicembre 2014 nel progetto radio televisivo www.litaliachiamo.com. Dalla fine del 2015 vivo a New York. Dopo tutto questo, essendo figlio e fratello di una sarta, sto cercando di ritagliare il tempo per tessere il mio primo libro di racconti.