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Negli Stati Uniti se un padre appena divorziato non paga gli alimenti ai figli, gli levano la patente. La levano anche a un semplice cittadino che non paga le tasse. Voi mi direte, che c’entra? NIENTE. Ma l’ho appena scoperto conseguendo la patente di guida americana: 1 ora di attesa, faccio il test, conseguo la patente e scopro che la leverebbero anche a un “minore” di 21 anni con un tasso alcolico nel sangue pari a 0.02, in pratica quasi… NIENTE.
Ed è più o meno sul NIENTE che si basano alcuni paradossi qui negli USA, quello più famoso per esempio è quello di non saper parlare per bene l’inglese, quasi per NIENTE. Spesso ti ritrovi gente emigrata che ha fatto fortuna, ma che l’inglese non lo sapeva per NIENTE nemmeno dopo anni.
Un esempio è questo venditore televisivo mattutino che con accento italiano ti snocciola perle, non solo di collane, inventando parole e costruzioni di frasi che non esistono in nessun dizionario o grammatica americana. Se ci fate caso nella registrazione che ho fatto con l’Iphone, a un certo punto anche chi scrive i sottotitoli per non udenti non capisce proprio NIENTE di quello che sta dicendo e si blocca. Sapete perché questo venditore ha successo? Perché parla l’italiano. E fa più figo se parla l’inglese con l’accento italiano, così sonoro, musicale, poetico all’orecchio straniero.
Magari finge pure, e ne scimmiotta l’accento. Ma quello che mi ha fatto pensare è che qui lo stereotipo è ribaltato. Non è l’italiano che per fare il moderno non fa altro che inserire qualche parola d’inglese nell’italiano quotidiano e familiare (come ho spiegato in questo link), come succede spesso in Italia, no, è il contrario: questo è un italiano in America che forse fa pure finta di non saper parlare per NIENTE l’inglese e lo fa con accento italiano perché in questo modo vende meglio i gioielli italiani…e fa pure fico. Poi non si sa se i gioielli provengano o meno dall’Italia.
Sul NIENTE sono fondati molti altri paradossi. Un altro è quello della sicurezza. Mi spiego. Chi mi conosce, sa che su Facebook ho inanellato l’altro giorno una storiella basata proprio sul NIENTE.
L’altro giorno esco di mattina ad insegnare, lascio la bicicletta alla stazione del Subway. Prendo il treno e in 10 minuti arrivo a scuola. Dopo la lezione, all’uscita mi aspetta mia suocera, che dopo essere andata in pensione si è anche iscritta pure ad un corso di italiano, venuta a prendermi per un appuntamento in un’altra parte della città. Al ritorno a casa in auto: “Ciao, grazie del passaggio… ma di che, figurati, NIENTE”. Alle 5 del pomeriggio, scendo nel porticato dietro casa e non trovo la mia bicicletta dove è sempre parcheggiata anche senza lucchetto. Porc… smadonno. Calma. Dove sono andato l’ultima volta? Ma non posso pensare, devo andare a lavorare. Quindi, meglio che mi sbrigo ad andare a piedi fino alla Metro per oltrepassare la città. Mica sto li a piangermi addosso. Nel frattempo la moglie chiama la polizia. Non si sa mai. Se la sera prima i tipastri si saranno avventurati dietro casa vuol dire che mi avranno seguito. Sanno i miei passi. Quindi la zona, pensiamo noi, una tra le più sicure degli Stati Uniti secondo i sondaggi, comincia ad essere popolata di ladri in cerca di suppellettili da sgraffignare dietro le ville dei ricchi (anche se ricco non sono). Specie se qualche mammalucco come me con troppa fiducia nella sicurezza americana, lascia la bici non allucchettata.
E qui scatta lo stereotipo basato sul NIENTE. Sulla mia bacheca di Facebook a quel punto fioccano i commenti come “ma sei proprio scemo, dovevi proprio andare in America a farti rubare la bici? Non ti riconosco più” o “Qui in Italia nel dubbio viene data colpa agli zingari. Lì negli States? Quale è l’equivalente capro espiatorio?”. Forse i comunisti? Ma per rifarmi, peccando d’orgoglio, ti invento a fine serata la storia (non come in una puntata radiofonica dove il malcapitato era diventato ormai folle a ricercarla con il satellite, invano) che i poliziotti, -al contrario della Mafia in Italia- qui in quanto giustizieri della notte, erano venuti a casa riportandomi la bicicletta dicendomi “non si preoccupi, abbiamo ricevuto segnalazioni su Twitter e l’identikit era uguale a quella che abbiamo trovato nelle vicinanze…ma continui a lasciarla senza lucchetto, perché noi gliela ritroveremo comunque e in ogni caso”. Naturalmente un solo poliziotto è realmente venuto a casa quella sera, ma non ha detto quelle precise parole, pura invenzione da luogo-comune. Sulla bacheca social ho anche inventato la frase finale ad effetto alla Clint Eastwood che avrei detto al graduato dell’esercito americano nell’atto di ridarmi la bicicletta: “you make my day”. Frase che l’Ispettore Callaghan rivolgeva alla sua vittima, con un po’ d’ironia, chiedendole di dargli un “senso alla sua giornata”, come labile ma al tempo stesso stabile felicità.
Ma la verità è un’altra. La sera, di ritorno dal lavoro, cosa ti trovo alla stazione del Subway? Qualcosa nel buio che brilla nella rastrelliera. La mia bici che non ero mai tornato a riprendere. Il giorno dopo richiamiamo la polizia per dire che era tutto a posto. Che l’avevamo trovata. Mia moglie ci ha pensato due volte prima di richiamare, pensando alla brutta figura che avrebbe fatto.
Però i miei amici su Facebook sapranno che a trovarmela è stato l’esercito americano, scomodatosi dagli ultimi impegni contro il terrorismo in Libia. Il senso alla mia giornata me l’hanno dato loro, con i commenti da stereotipo italiano… ed io non facendo altro che confermar loro ciò che continueranno sempre a pensare: vale a dire che la sicurezza americana funziona. Anche quando non fa NIENTE.
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